Qualche anno fa, a seguito dello scioglimento per mafia del comune di Corleone, i tre commissari prefettizi, di concerto con il prefetto protempore, decisero di intitolare la via Scorsone, sede della “magion pria“ della famiglia del patriarca Tot Riina detto “u curtu“ al giudice Cesare Terranova, fatto trucidare dallo stesso insieme al maresciallo Lenin Mancuso, suo fedele collaboratore.
Terranova e Mancuso pagarono con il loro sangue le inerzie, le opacità, e le distrazioni di un apparato istituzionale, individuando da soli la sempre più forte strategia e vitalità sanguinaria della mafia corleonese. Di fatto portarono tutto il clan dei corleonesi alla sbarra, nei due maxiprocessi di Catanzaro e Bari, ove inopinatamente furono tutti assolti. Da allora lo scenario del fronte mafia, anche se qualcuno dei protagonisti è morto, è tutt’altro che confortante. Infatti, giorni fa, il signor Riina junior, fresco di galera e reduce da uno sfarzosissimo matrimonio con oltre duecento invitati, ha voluto dare un messaggio inequivoco sulla vetrina dei social, per significare che in guerra non occorre solo uccidere, ma anche saper atterrire il nemico, palesando, in maniera smargiassosa, che per lui la via Terranova è sempre via Scorsone. Ha voluto dimostrare “erga omnes“ che la mafia è sempre forte e capace di una vitalità non scalfibile.
Nell’immediatezza o quanto meno subito dopo, ci saremmo aspettati, se non una levata di scudi, quanto meno un cenno di sdegno e di presenza delle istituzioni, nella fattispecie del Prefetto di Palermo, per rintuzzare da uomo dello Stato, la tracotanza del Riina e simultaneamente una parola di solidarietà per le vittime di mafia servitori dello Stato, che non sono soltanto Terranova e Mancuso, ma che rappresentano la drammatica e dolorosa schiera di chi è morto per la giustizia.
Riteniamo, quindi, che l‘inerzia del Signor Prefetto di Palermo vada debitamente segnalata.
Il Presidente
Carmine Mancuso
Associazione Per Onorare La Memoria Dei caduti Nella Lotta Contro La Mafia